Va a visitare a sorpresa una delle Comunità teraputiche per minori accreditate dalla Regione ma si sente rispondere che, in base al regolamento, nessun adulto può presentarsi al cancello e accedere alla struttura. Nemmeno l'assessore regionale alle Politiche sociali.
E' rimasta oltre due ore e mezza davanti al cancello Chiara Caucino, assessore regionale che, tra le sue deleghe, ha anche quella relativa ai minori. E' successo nel vicino Monferrato, alla Comunità di Nizza. A verificare la situazione sono poi intervenuti anche i carabinieri.
“Mi è stato detto che in base al regolamento interno nessun adulto, nemmeno i genitori, può accedere alla struttura - denuncia Caucino -. Io sono l’assessore ai Bambini e mi occupo di tutte le politiche socio-sanitarie del Piemonte. È una novità che un assessore venga a fare dei controlli? Mi spiace, so che in 15 anni non è mai successo, ma i cittadini piemontesi pagano 260 euro al giorno più Iva per ogni minore presente in questa struttura e credo che, soprattutto dopo i gravi fatti di cronaca avvenuti in Italia negli ultimi tempi, verificare non sia solo un mio diritto ma anche un dovere. Trovo tutto questo inaccettabile”.
Caucino ricorda che i requisiti delle strutture residenziali e semi-residenziali per minori, definiti con apposite delibere regionali, prevedono che a tutela del minore venga garantita, nel più breve tempo possibile, un’accoglienza in famiglia e che i ragazzi non possono essere sradicati dal contesto di vita familiare e sociale di provenienza. "La normativa - conclude - impone inoltre di optare per l’ospitalità di fasce di età dai 10 ai 14 anni oppure dai 14 ai 17 anni. Soprattutto, la durata della permanenza dei minori in comunità è di norma non superiore a 4 mesi, prorogabile per un periodo massimo complessivo di 8 mesi".