Sono 18 le misure cautelari decise dal sostituto Procuratore della Repubblica, Davide Pretti, per maltrattamenti all’interno della casa di riposo “La Consolata” di Borgo D’Ale, struttura specializzata in particolare nell'assistenza a persone in condizioni di disagio psichico o affette da problemi di carattere motorio. Undici persone, tra medici, infermieri e operatori sanitari, sono in carcere mentre altre sette sono state poste agli arresti domiciliari.
Ad eseguire i provvedimenti la Polizia di Stato che nel pomeriggio ha arrestato otto persone al termine dell’orario di lavoro nella struttura, mentre dieci sono state arrestate presso le loro abitazioni. Le indagini sono scattate nell’agosto del 2015 quando il padre di un’ospite della struttura ha sporto denuncia contro ignoti per presunti maltrattamenti. L’uomo si è infatti insospettito dopo aver visto, in diverse occasioni, alcuni segni sul corpo della figlia. Segni compatibili con maltrattamenti. Da lì è partita l’attività investigativa della Squadra Mobile della Questura e per poter trovare i riscontri ai sospetti era indispensabile collocare all’interno della struttura apparecchiature audio-video in grado di documentare ciò che accadeva all’interno. Le immagini hanno testimoniato in maniera inequivocabile che i sospetti erano fondati evidenziando un quadro a dir poco sconvolgente per la brutalità, la crudeltà e la mancanza di umanità con cui venivano trattati quotidianamente gli ospiti da parte del personale addetto.
La vittime sarebbero 12 e gli episodi contestati sarebbero più di 300 e comprenderebbero schiaffi, percosse con oggetti quali manici di scopa e chiavi, strattoni, prese per i capelli, spinte, veri e propri "lanci" sulle sedie o a terra, piuttosto che sul letto di degenza; o ancora, pazienti legati o costretti a giacere per terra e sentirsi calpestare. Tutti gli indagati sono accusati di maltrattamenti, mentre due di essi sono accusati di sequestro di persona per aver chiuso per lunghe ore pazienti nelle proprie stanze, incuranti delle ripetute richieste di aiuto. Due degli indagati dovranno anche rispondere del reato di “Determinazione al reato di persona non imputabile o non punibile” in quanto avrebbero fatto compiere i maltrattamenti ad altri pazienti con gravi problemi psichici. « Eseguire le misure è stata una liberazione per i pazienti – dicono dalla Questura - che non solo sono stati meno fortunati di altri nella propria vita per essere affetti ciascuno da problematiche particolari, ma sono stati anche costretti a subire condotte barbare di gente senza scrupoli. Una liberazione è stata anche quella degli operatori della Polizia di Stato che hanno seguito il caso con costante impegno e motivazione nella certezza di poter aiutare questa sfortunata gente e permettergli, almeno, un futuro migliore». Alle richieste dei familiari delle vittime di avere chiarimenti circa le lesioni riscontrate sui corpi dei propri cari lì ricoverati, il personale dell'istituto si giustificava, ogni volta, sostenendo che gli ospiti si erano infortunati a causa delle precarie condizioni fisiche, derivanti da problematiche motorie o da malattie psichiatriche.