Oltre trent'anni di reclusione per cinque imputati del processo sul giro di usura che aveva come presunto punto di riferimento Giuseppe "Pino" Di Giovanni. E' quanto ha richiesto il pubblico ministero di Novara per i cinque imputati che hanno scelto il rito abbreviato (e che si sono sempre dichiarati estranei ai fatti contestati).
L'inchiesta Bloodsucker, che si è sviluppata nel novarese e che vede al centro la famiglia Di Giovanni di Prato Sesia, ha avuto importanti risvolti vercellesi con il sequestro di svariate proprietà immobiliari tra il capoluogo e Roasio.
La richiesta più pesante, undici anni e un mese è per Giuseppe "Pino" Di Giovanni, al quale sono state mosse accuse che vanno dall'usura all'estorsione. Sei anni e mezzo per il fratello Francesco Di Giovanni, quattro anni e otto mesi per Massimiliano Alia, collaboratore, e quattro anni per il nipote Giuseppe Di Giovanni e Pietrolina Sergi.
Ora la parola passerà alla difesa, mentre, dal 25 maggio, riprende il processo nei confronti di altre sette persone finite nell'inchiesta che hanno scelto il rito ordinario.













