«Siamo leader nel settore dell'accoglienza dei migranti, abbiamo partecipato a gare di carattere nazionale e internazionale ma a Vercelli, dove la nostra cooperativa ha sede legale, non riuscivamo ad arrivare primi nei bandi emessi dalla Prefettura. Era una cosa che ci infastidiva molto anche perché sapevamo che un altro operatore aveva a disposizione strutture pubbliche concesse in uso gratuitamente mentre noi ci presentavamo alle gare per i Cas offrendo locali sui quali si pagavano affitto e utenze». Con la deposizione di Islao Patriarca, rappresentante della cooperativa VersoProbo, si è tornati a parlare dei bandi di gara per l'assegnazione dei migranti in arrivo nel vercellese, giovedì, al processo che vede tra gli imputati l'ex prefetto Salvatore Malfi, tra dipendenti della Prefettura e il presidente della cooperativa Obiettivo onlus, Gianluca Mascarino.
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Gli esiti di quei bandi, secondo Patriarca, in aula come teste dell'accusa, «non rispecchiavano, almeno nell'attribuzione dei punteggi alle società in gara, il reale valore delle forze in campo e che vedevano quasi sempre vincere la cooperativa Obiettivo onlus di Mascarino». Un operatore concorrente, con il quale Patriarca aveva cercato un accordo per la costituzione di un'associazione temporanea di impresa nella quale la sua società avrebbe messo a disposizione uno stabile da trasformare in Cas e da gestire in collaborazione. L'operazione sfumò, ma Patriarca in aula sottolinea che, in occasione del sopralluogo svolto nello stabile, la persona incaricata dalla Prefettura di valutare i locali avrebbe mostrato una certa subalternità nei comportamenti: «sembrava un dipendente di Mascarino», dice Patriarca. Per quei bandi, almeno per il primo al quale prese parte, VersoProbo non fece azioni legali per far valere le proprie posizioni. «Telefonai in Prefettura per lamentarmi dell'assegnazione dei punteggi – dice Patriarca – ma mi venne detto che tutte le cooperative che avevano partecipato al bando avrebbero comunque lavorato». In effetti, visto che in quel momento c'era molta pressione nel numero degli arrivi, nel giro di un paio di giorni anche VersoProbo – come gli altri operatori che avevano aderito al bando - aprì il proprio Cas alla Cascina Scarampa di Caresana.
«Inizialmente volevo fare un esposto contro la cooperativa Obiettivo perché ritenevo non equo il fatto che loro usassero strutture pubbliche ottenute gratuitamente – dice ancora Patriarca -, poi ho rinunciato visto che stavo lavorando».
Proprio sulle modalità di concessione di una di queste strutture è chiamata a deporre l'ex sindaca Maura Forte. Nel 2014, pochi mesi dopo l'insediamento, la sua amministrazione comunale concesse in comodato gratuito alla cooperativa di Mascarino i locali del Centro Nuoto, da riadattare a Cas di emergenza.
«Era una situazione di necessità per la quale il Comune si rapportava con la Prefettura – ha spiegato Forte -. Quegli spazi erano inutilizzati e fino all'estate successiva vennero destinati a Centro di accoglienza. Poi firmammo una nuova convenzione per trasferire gli ospiti nell'ex asilo Arcobaleno per il quale Mascarino si accollò le spese di adeguamento dei locali». A distanza di molti anni dai fatti, l'ex sindaca non ricordava più come si fosse giunti a individuare la cooperativa Obiettivo. «Comunque non era una scelta di competenza dell'amministrazione comunale», ha spiegato.
Nella prossima udienza, fissata per marzo, verrà introdotta la seconda parte del processo, quella che coinvolge in particolar modo l'ex prefetto Malfi e i suoi rapporti con i dipendenti, attraverso la deposizione delle due parti civili costituite, l'ex segretaria e l'ex donna delle pulizie che si occupava del suo appartamento in Prefettura.














