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Cronaca | 07 agosto 2021, 14:32

Morta "Mamma Ebe": negli anni '80 al centro dell'inchiesta sulla Consolata

Gigliola Giorgini aveva 88 anni e per decenni è stata protagonista delle cronache giudiziarie

Un'immagine di "Mamma Ebe" negli anni '80

Un'immagine di "Mamma Ebe" negli anni '80

E' morta all'ospedale di Rimini, dove era stata ricoverata per l'aggravarsi di una malattia, Gigliola Ebe Giorgini, "mamma Ebe", per decenni protagonista delle cronache giudiziarie anche vercellesi.

Era nata nel 1933 a Pian del Voglio, sull'Appennino tosco-emiliano e, a partire dagli anni '80, si era resa protagonista di una serie di vicende che univano pseudo-misticismo e affari, creando una sua congregazione - disconosciuta dal Vaticano - che, oltre a promettere guarigioni miracolose attraverso infusi e preghiere, prendeva in gestione strutture per anziani e disabili, intascando lauti profitti con rette e convenzioni. Tra queste strutture, negli anni '80, c'era la Consolata di Borgo d'Ale: quando i carabinieri, nell'aprile del 1984, entrarono nella struttura, scoperchiarono un vero e proprio impero economico che le successive sentenze dei processi ritennero fondato sulla truffa, il falso ideologico, l'esercizio abusivo della professione sanitaria, ma anche il sequestro di persona e i maltrattamenti.

Lei, "Mamma Ebe", attraverso il suo carisma di santona (ma nei processi venne fuori anche l'uso indiscriminato di psicofarmaci) aveva convinto seminaristi e suore di aver preso i voti e di doverle obbedienza: gli adepti lavoravano nelle strutture, pregavano e praticavano povertà e castità, mentre la santona non si negava alcun lusso.

 

La vicenda della Consolata e di Mamma Ebe portò il vercellese sulle cronache nazionali per diverso tempo, poiché fu proprio da quell'inchiesta che si arrivò alla Congregazione scoprendo che, in realtà, non era riconosciuta dalla Chiesa e fu proprio la vicenda vercellese che portò la donna a ricevere la sua prima condanna.

Negli anni '90, Ebe Giorgini uscì dai radar della cronaca, ma la carriera di "santona" non venne mai messa da parte: nei primi anni 2000, in Toscana, la donna venne nuovamente arrestata per una vicenda molto simile a quella di Borgo d'Ale; nel 2010 finì a processo per truffa aggravata ed esercizio abusivo della professione medica: una causa andò in prescrizione e ma l'altro processo si chiuse con una condanna a otto anni e mezzo di carcere. 

Nel 2017 altra condanna a quattro anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ed esercizio abusivo della professione medica: questa volta i reati riguardavano una struttura assistenziale del riminese dove la donna, nel frattempo, si era trasferita a vivere.

redaz

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