La dipendenza da oppioidi costituisce, da diversi decenni, un fenomeno tanto diffuso quanto difficile da affrontare nelle società industrializzate.
Anche se la gamma delle dipendenze contemporanee si è molto ampliata e i modelli di consumo, di conseguenza, sono divenuti più articolati a causa di un’offerta che include una gamma più ampia di sostanze, sia di origine naturale che artificiale, la disintossicazione da oppiacei costituisce tuttora uno dei maggiori problemi nel campo della tossicodipendenza.
Uno dei motivi principali di tale difficoltà risiede nell’ampiezza e nella gravità dei sintomi da astinenza indotti dalla sospensione dell’assunzione in soggetti dipendenti da eroina o con dipendenza da farmaci oppioidi.
Il meccanismo della dipendenza da oppioidi
La dipendenza da oppiacei comprende una gamma assai varabile di sintomi che insorgono a seguito della sospensione dell’assunzione della sostanza nelle persone assuefatte al consumo. La base di tale assuefazione è costituita da un meccanismo detto anche “sistema della ricompensa” (o sistema mesolimbico). Si tratta di un meccanismo di adattamento biochimico e fisiologico che, in realtà, è del tutto naturale e costituisce una delle basi della capacità di sopravvivenza e del funzionamento cognitivo della specie umana.
Il sistema della ricompensa, perciò, si basa sulla naturale tendenza degli esseri umani a ricercare esperienze piacevoli già note al nostro cervello, una volta che se ne siano sperimentati gli effetti. Per quanto riguarda la tossicodipendenza, il meccanismo di azione piacevole delle sostanze si basa essenzialmente su un rilascio di dopamina. La sensazione gradevole che ne deriva e la successiva ricerca di ripetere tale esperienza sono all’origine dello sviluppo della dipendenza da oppiacei.
In seguito, le modificazioni nel sistema mesolimbico indotte dalla prolungata attivazione dei neuroni dopaminergici, causata proprio dall’abuso di sostanze, alterano le sensazioni di piacere, spingendo ad assumere dosi sempre più elevate per ottenere gli stessi effetti e provocando così il cosiddetto “craving”, cioè il bisogno impellente e irresistibile di assumere nuovamente degli oppiacei, per ritrovare la stessa sensazione.
Questo circolo vizioso, che tende ad amplificare e aggravare nel tempo i caratteristici sintoni della sindrome da astinenza, è uno dei principali motivi, se non il principale in assoluto, che rende maggiormente difficoltoso affrontare una disintossicazione da oppiacei.
Trattamenti e terapie con farmaci per dipendenza da oppioidi
Negli ultimi trent’anni, alcuni farmaci si sono affermati come trattamenti per la disintossicazione da oppiacei. Tra questi, metadone, buprenorfina (Subutex) e naloxone sono ampiamente utilizzati, sia presso strutture pubbliche come i Sert italiani, che presso cliniche private specializzate nel trattamento delle dipendenze. La loro azione si basa sugli effetti specifici che ciascuno di tali farmaci ha sui recettori degli oppioidi presenti nel cervello. I recettori degli oppioidi sono essenzialmente suddivisi in tre tipi: rispettivamente i recettori mu, kappa e delta. Sui tali recettori degli oppioidi, un meccanismo di azione è responsabile di effetti analgesici, ansiolitici, euforici e disforici, a loro volta coinvolti nel sistema della ricompensa. Metadone e buprenorfina agiscono sui recettori mu nel cervello allo scopo di ridurre i sintomi da astinenza e il craving, mentre il naloxone, in quanto sostanza antagonista degli oppiacei, è tipicamente impiegato negli ospedali come trattamento in caso di overdose.
Nonostante l’efficacia di questi farmaci, nell’ambito delle terapie di disintossicazione da oppiacei, le ricadute sono purtroppo frequenti, a causa dei cambiamenti neurobiologici dei percorsi neuronali e dell’aumentata tolleranza dei recettori degli oppiacei, causati dall’abuso ripetuto di tali sostanze.
Disintossicazione rapida da oppiacei
Ricadute e lunghezza delle terapie farmacologiche sono tra le principali difficoltà che caratterizzano i trattamenti di disintossicazione. Esistono tuttavia cliniche private, come la clinica Dr Vorobjev che ha sede a Belgrado, in Serbia, che praticano anche trattamenti di disintossicazione rapida dagli oppioidi.
In questo tipo di clinica, grande attenzione è posta all’anamnesi del paziente, che viene considerato nella sua dimensione individuale, sia fisica che psicologica. Dopo gli esami di routine iniziali, l’équipe sanitaria propone al paziente le alternative più idonee nel suo caso.
Nelle situazioni in cui ciò è reso possibile dalle buoni condizioni fisiche del paziente, una delle possibili alternative è anche la disintossicazione ultrarapida dagli oppioidi, come ad esempio quella con metodologia UROD, che prevede il trattamento con naloxone o naltrexone somministrato in anestesia totale attraverso una breve serie di sedute di alcune ore ciascuna.
L’obiettivo delle metodologie di disintossicazione rapida e ultrarapida è sempre quello di consentire un recupero funzionale delle capacità relazionali, professionali e produttive del paziente nel minor tempo possibile, consentendogli quindi di reinserirsi nella sua normale vita precedente. Inoltre, particolare attenzione viene posta nell’evitare al paziente disturbi e dolori tipicamente coinvolti nella sindrome da astinenza.
Il problema della prevenzione di eventuali ricadute è affrontato efficacemente grazie a un approccio multidimensionale, che prende in considerazione gli aspetti psicologici della dipendenza, che diventano critici una volta “ripulito” l’organismo dalle sostanze oppioidi per mezzo della terapia farmacologica più adeguata. Per questo la clinica mette tra l’altro a disposizione specialisti nelle tecniche di psicoterapia, ipnosi, yoga, oltre a fornire al paziente un ambiente confortevole e accogliente, che mette al centro il benessere della persona. In casi adatti, può essere suggerita anche una successiva terapia farmacologica di avversione.
In conclusione
I trattamenti farmacologici della dipendenza da oppiacei individuati negli ultimi decenni sono ritenuti in generale efficaci per contrastare craving e sindrome da astinenza durante la disintossicazione, grazie alla loro azione sui recettori degli oppioidi a livello cerebrale.
Tuttavia, tali trattamenti evidenziano alcuni limiti, soprattutto in termini di durata e di ricadute, legati non solo alla particolare azione di tali farmaci, ma anche a carenze nel considerare ciascun paziente come un caso individuale, con tutte le sue caratteristiche, sia fisiche sia psicologiche.
I trattamenti di disintossicazione rapida e ultrapida da oppiacei condotti presso cliniche private mettono al centro il benessere del paziente, fornendo inoltre strumenti di sostegno psicologico e farmacologico che consentano di mantenere nel tempo i risultati ottenuti.











