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Arte e Cultura | 10 febbraio 2023, 12:09

Gli anni del liceo a Vercelli, le radici ciglianesi, la tv, e adesso Pinter

Intervista ad Alessandro Averone - Tutto esaurito per la trasferta (organizzata da Vita Tre e Biblioteca di Cigliano) per "Il compleanno", il 19 febbraio a Torino, al teatro Astra.

Alessandro Averone

Alessandro Averone

Da Cigliano a Torino per "Il Compleanno(The Birthday Party) di Harold Pinter in scena domenica 19 febbraio al Teatro Astra con Alessandro Averone. La trasferta in autopullman organizzata ai primi di gennaio da Vita Tre ODV e dalla Biblioteca di Cigliano ha visto esaurire i posti disponibili in meno di una giornata. Cronaca di un successo annunciato s'intende, poich l'attore di origini ciglianesi è molto amato dai suoi compaesani. Sentimento, peraltro, assolutamente reciproco.

E' lui stesso ad affermarlo, durante un' intervista rilasciata per i nostri lettori mentre sta tornando a Roma in treno. Tra una galleria e l'altra riusciamo a farci una lunga e piacevole chiacchierata.

Con Alessandro Averone ci si trova di fronte a un artista non solo di talento ma profondo e colto, che si divide fra il piccolo schermo e il suo grande amore, che è appunto il teatro. Si mette alla prova continuamente, ama le sfide, possibilmente quelle più ardue. L'abbiamo visto recentemente nei panni di Giancarlo Caselli nella serie tv Rai su Carlo Alberto dalla Chiesa e, quasi "magicamente" in contemporanea, esibirsi in tanti teatri italiani nel ruolo di Stanley, co-protagonista con Maddalena Crippa di una delle pièce pinteriane più apprezzate, diretta da Peter Stein, quest'ultimo fra i grandi maestri indiscussi della regia teatrale europea del Novecento.

Lei che ormai abita a Roma da molti anni e frequenta il mondo dello spettacolo ai più alti livelli, cosa le rappresenta ancora il piccolo paese in cui è cresciuto?

"Rappresenta le mie radici. Sono molto legato a Cigliano, non solo perché ci vivono i miei genitori e molte persone care ma proprio perché essendo io sempre in giro per il mondo come una banderuola le radici debbono essere ben salde. Ogni tanto ci torno per qualche giorno ed è sempre un buon ritorno a casa".

Come disse Sorrentino in un'intervista “per nessun motivo al mondo ci si libera delle radici”, concorda?

"Certamente. Ed è giusto sia così"

Si ricorda il momento in cui ha pensato “voglio fare l'attore”?

"Negli anni del Liceo, a Vercelli, mi divertivo molto durante un seminario di teatro e grazie agli insegnamenti di Laura Croce e Carlo Curato, attrice e regista della stessa compagnia, lavoravo parecchio sulle improvvisazioni. Da lì a pensare di fare l'attore nella vita però sono trascorsi gli anni della scuola. Dopo la maturità, la stessa Laura mi suggerì di fare un provino. Lo feci, a Roma. E fu lì che capii per la prima volta che la sensazione che provavo nel recitare mi piaceva talmente tanto da non volermene più privare"

Perchè?

"Perchè sostanzialmente è un tipo di vita, di mestiere che mi tiene sempre molto allenata la coscienza. Di cosa uno sta facendo, di dov'è, di quanto stia seguendo quello che realmente vuole fare. Essendo te stesso il tuo strumento devi sempre metterlo a disposizione dei personaggi, fare spesso un check di ciò che sei. Per quanto mi riguarda, cerco di fare sempre attenzione a non adagiarmi, a non sedermi, a non abituarmi mai alle situazioni comode. Questo mestiere ti costringe per forza di cose a tenerti sempre sul filo"

Lo spettacolo che la vedrà in scena anche a Torino presso il Teatro Astra dal 16 al 19 febbraio, ha collezionato successo di critica e pubblico con oltre ottanta date italiane. Dopo "Ritorno a casa" si cimenta ancora con un'altra opera di Pinter, autore non certo facile e fruibile.

 

 

 

"No, affatto. Pinter in Italia in particolare ha sempre qualche difficoltà, perché è un autore scomodo, nei suoi testi non c'è consolazione, non c'è un abbraccio o una carezza nei confronti del pubblico, solo dei gran “cazzottoni” e analisi di situazioni molto violente e con un'energia abbastanza nera. Questo è il secondo testo che ha scritto, quindi un testo giovanile. C'è anche una parte di commedia, di commedia nera quasi grottesca, però si ride anche per gli eccessi che ci sono. Ha messo dentro a questo lavoro tutta la sua perizia e conoscenza teatrale, per variare le atmosfere"

Lei interpreta il co-protagonista, Stanley, al fianco di Maddalena Crippa nel ruolo di Meg: una gran bella sfida, diciamo che non l'ha “toccata piano”..

 

"Sono felice di aver potuto incontrare questo personaggio, poiché è uno di quei soggetti estremi, che stanno sempre su un limite, un po' borderline. Stanley vive in fuga da diverso tempo per qualche cosa che esattamente non si sa, così come non si sa cosa  abbia commesso ed è ricercato da una organizzazione non ben specificata anch'essa. E questo è Pinter che lascia sempre delle zone d'ombra. Si sa che è un pianista, almeno così dice lui, e come spesso succede nei personaggi pinteriani, si definiscono in un modo ma non è detto che sia la verità. Peraltro un dualismo riscontrabile ampiamente anche nella realtà che ci circonda.."

A un certo punto i personaggi che cercano Stanley lo trovano in questa pensioncina scalcagnata. E che succede?

"Succede che lo sottopongono a uno strano tipo di interrogatorio, una sorta di tortura psicologica, un tentativo di cancellazione, di “reset” della personalità al fine di tentare di spegnere una testa pensante, ribelle e che non si conforma ai dettami stabiliti dalla società o dal potere. Assistiamo dunque all'ipostasi della manipolazione, Stanley diventa il simbolo dell'anarchico che non si lascia ammorbidire o circuire, certamente aggressivo, pieno di contraddizioni, anche meschino ma che non accetta la dissimulazione. Sono molto felice di poter interpretare questo personaggio, che è comunque un simbolo di resistenza a una qualsiasi forma metaforica di potere coercitivo, quel potere che cerca di imbavagliare qualunque espressione diversa dal dictat imposto"

Parliamo della sua collaborazione più che decennale con un "mostro sacro" della regia teatrale quale è Peter Stein.

"Per me rappresenta il rapporto ideale attore-regista, nel senso che lui lascia libertà all'attore di creare i personaggi all'interno però di paletti ben definiti di un percorso saldo, sicuro e chiaro.E' una creazione che si fa insieme, si è in pratica co-autore del proprio personaggio.Inoltre è ossessivamente rispettoso dell'autore del testo, lui va a scardinare ciò che non è evidente per portare alla luce ciò che l'autore ha voluto dire esattamente. Il suo è un rendere servizio all'opera che l'autore voleva mettere in scena, e lo fa con la sua immensa conoscenza e il suo talento smisurato"

Come se non bastasse il rapporto si allarga anche a un'altra icona teatrale, Maddalena Crippa, sua moglie.

"E' un privilegio immenso per me. Lei è un'attrice fantastica, di enorme talento, un' artista di grande generosità, un'ottima compagna di lavoro e si può dire anche di vita, perché durante le tournée, che durano parecchi mesi, si vive in simbiosi, come in una grande famiglia allargata>.

Un piccolo focus sulla situazione teatrale in Italia: secondo lei c'è ancora voglia di cultura?

"Assolutamente si, l'essere umano ha necessità di incontrarsi con i propri simili e anche a raccontare o ad ascoltare storie. In realtà io credo che ci si sia disabituati. Il momento storico da cui stiamo uscendo con difficoltà, dopo due anni di pandemia, ha aiutato moltissimo a disabituarsi. Quindi credo che chi fa cultura debba fermarsi un attimo per capire come questo periodo ci abbia trasformati, quali sono le tematiche sulle quali è necessario discutere e confrontarsi, possono nascere nuovi testi teatrali che le affrontano, penso sia un buon periodo di semina per il futuro.Vanno coltivate le nuove generazioni, perché il mondo in cui viviamo immerso nella tecnologia tende a chiudere le persone in una loro dimensione e allo stesso tempo il teatro è una delle poche isole in cui puoi trovare un rapporto umano in presenza. Una peculiarità che è negata dallo schermo sia questo di un cellulare o televisivo"

In base alla sua esperienza come è cambiato l'approccio del pubblico verso il teatro rispetto a qualche anno fa?

"La tenuta che ha uno spettacolo adesso nelle varie piazze è molto diversa rispetto a quella che ho sperimentato quando incominciai la mia attività, nel 1999 -2000, dove per uno spettacolo facevi molte più repliche. E' un calo che però è stato progressivo negli anni, non è dovuto solo alla pandemia. Anzi, a mio avviso, la clausura forzata alla quale siamo stati sottoposti ha fatto riesplodere una voglia di socialità, di stare insieme, di superare delle paure.Durante questa lunga tournèe che stiamo portando avanti da quasi un anno e mezzo problemi di pubblico non ne abbiamo mai avuti. E questo non può che renderci felici"

L'appuntamento dunque per i tanti ciglianesi e non solo che si recheranno a Torino in pullman è per domenica 19 febbraio, ultima data delle quattro rappresentazioni previste al Teatro Astra. Per chi non fosse riuscito ad accaparrarsi un posto i biglietti sono in vendita su vivaticket.com  oppure si può accedere al sito fondazionetpe.it.

rf

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