Cambiamenti climatici, nuovi patogeni e difficoltà nel ricambio generazionale sono solo alcune delle criticità che il comparto ortofrutticolo cooperativo piemontese deve affrontare oggi.
Nonostante il suo valore di produzione nel 2023 sia arrivato a € 302.408.995, questo settore agricolo si trova di fronte a un calo produttivo importante, che occorre fronteggiare ricorrendo a due strumenti principali: la cooperazione all’interno del comparto e il dialogo costante con le istituzioni.
Da diversi anni i cambiamenti climatici, che portano a eventi sempre più estremi e difficili da contrastare, rappresentano la prima criticità. Basti pensare che, nell’estate appena trascorsa, le forti piogge hanno determinato una diminuzione pari al 70% nella produzione di ciliegie: una percentuale che pesa molto sul bilancio delle aziende agricole, che quest’anno hanno visto cali notevoli anche nella raccolta di pesche e mirtilli.
A questi dati fanno da contraltare le previsioni, piuttosto ottimistiche, relative alla produzione di mele: sebbene la campagna di raccolta sia appena iniziata, sembra che l’andamento, a livello produttivo e di mercato, possa essere promettente. Negli ultimi dieci anni, infatti, la superficie agricola dedicata alla coltivazione di melo è cresciuta moltissimo parallelamente all’estirpazione di numerosi impianti di actinidia che, colpiti pesantemente dalla moria e dalla batteriosi, sono stati riconvertiti in meleti.
A queste criticità difficilmente controllabili si affianca il problema del ricambio generazionale. La difficoltà di trovare giovani agricoltori rappresenta una criticità non solo per il passaggio di testimone nella gestione aziendale, ma anche perché una conduzione meno giovane si traduce spesso in un’apertura minore alla tecnologia e all’innovazione, strumenti ormai indispensabili che concorrono al mantenimento di un buon posizionamento sul mercato.
“Da questo punto di vista - sottolinea Domenico Paschetta, Presidente di Ortofruit Italia - la cooperazione gioca un ruolo prezioso. Nel futuro prossimo il fenomeno dell’abbandono da parte dei giovani porterà inevitabilmente al ridimensionamento o alla chiusura di molte aziende, che si tradurrà nell’abbandono dei terreni. Di fronte a questo, la cooperazione dà la possibilità di unire le forze e recuperare i terreni, per farsi carico delle produzioni e sostenere le cooperative agricole più piccole o meno strutturate”.
Ma la cooperazione può diventare uno strumento importante anche nel dialogo con le istituzioni territoriali e sovra-locali: se oggi, da una parte, i consumatori chiedono con forza sempre maggiore che i prodotti provengano da agricoltura biologica, dall’altra il comparto ortofrutticolo piemontese ha messo in luce l’urgenza di fronteggiare nuove specie di funghi e patogeni. Su questo punto è stata richiamata l’attenzione delle istituzioni, dal momento che ad oggi manca un disciplinare unico europeo che regolamenti, con realismo e lungimiranza, l’utilizzo dei prodotti per la difesa nel comparto ortofrutta.
Questo problema è aggravato dal fatto che il Piemonte, ma anche l’Italia, è costantemente fuori concorrenza rispetto ai costi che riescono a sostenere molti altri Paesi europei, come Germania, Francia, Spagna e Grecia. Sebbene questo possa sembrare una difficoltà momentanea e occasionale, si tratta in realtà di una criticità strutturale che, tuttavia, può essere mitigata dallo strumento cooperativo, che garantisce una remunerazione adeguata alle aziende produttrici anche grazie alla possibilità di abbassare i costi di produzione.
Di fronte a cali di produzione importanti e alla necessità di rispondere con prontezza e spirito innovativo alle sfide di oggi, la cooperazione si conferma quindi ancora una volta un punto di riferimento strategico e prezioso, che permette di unire le forze e incrociare le competenze, per fare in modo che anche le aziende meno strutturate possano restare attive e competitive sul mercato.