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Pro Vercelli | 07 ottobre 2024, 09:30

Pierluigi Branduardi, il portiere della "monetina". Una vecchia intervista

«Fu Ressia a convincermi a venire a Vercelli... Parate decisive durante gli spareggi».

Branduardi, con la maglia del Catania, in serie A

Branduardi, con la maglia del Catania, in serie A

Pierluigi Branduardi, classe 1943 fu un lusso per la serie D. Le bianche casacche nella stagione 1970-71 puntavano in alto, per cui non potevano prescindere da un grande portiere.

Il “Brando” ci ha lasciati da poco, alle soglie degli 81 anni (li avrebbe compiuti il 10 dicembre). Per tre campionati fu il vice di Giuseppe Vavassori in un Catania che veleggiava (bene) in serie A. Branduardi raccolse 20 presenze prima di passare al Novara e poi di accasarsi a Vercelli. Qualche anno fa rispose ad alcune domande.

Con il club etneo fu una bella esperienza .

«A Catania avevo davanti Giuseppe Vavassori, che arrivava dalla Juventus, nonostante questo ho esordito alla terza giornata contro la Spal, finì 0-0 insomma andò bene. Nel prosieguo del campionato disputai altre 9 partite, in pratica le ultime della stagione».

Dopo il Catania ci fu una breve parentesi a Novara.

«Sì in serie B, nel 1966-67. Tre partite in tutto, con Varese, Sampdoria (ndr che furono promosse in serie A) e Verona».

E poi come arrivò alla Pro Vercelli?

«Fu Ressia a convincermi, dopo una trattativa che si protrasse per un mese. Allenatore era Bussi, in verità il torneo 1967-68 lo abbiamo vinto, ma inspiegabilmente ci fu una decisione del giudice sportivo che ci costrinse a rimanere in D».

Qualche anno dopo si arriva ai famosi spareggi.

«Veramente li cominciai dalla panchina, Cuscela mi aveva escluso dopo la gara con il Borgomanero, l’ultima di campionato la giocò Lamberti, che fu titolare anche a Novara. Lì entrai ad un quarto d’ora dalla fine. Effettuai due belle parate che contribuirono al 4-4 finale. Quindi a Torino promossi con la famosa monetina. Ritrovai da avversari Bramati e Milanesi che avevo avuto come compagni a Novara. Anche in questa occasione due interventi decisivi».

Gianpaolo Arborio

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