Da sempre l'oro, metallo prezioso e luccicante, esercita un fascino irresistibile sull'uomo. La sua ricerca, spesso avventurosa e non di rado infruttuosa, ha alimentato miti e leggende in ogni angolo del globo. Anche il modesto torrente Orco, in Piemonte, ha la sua storia aurifera: un racconto che si snoda tra le pieghe del tempo, intrecciando passato e presente in un'affascinante trama. Negli ultimi tempi, una nuova febbre dell'oro, perlopiù amatoriale, ha contagiato le sue sponde, riportando alla luce un'antica tradizione.
I moderni cercatori d'oro: tra hobby e rispetto per l'ambiente
Non si tratta di professionisti in cerca di fortuna, bensì di appassionati, giovani e meno giovani, che armati di metal detector e setacci, trascorrono i fine settimana setacciando le sabbie del torrente. L’obiettivo non è tanto l'arricchimento – benché la speranza di imbattersi in una pepita luccicante sia sempre viva – quanto il piacere di immergersi nella natura, socializzare e, incidentalmente, contribuire alla pulizia dell'ambiente.
"Non siamo diventati ricchi", confessano con un sorriso, ma l'esperienza è gratificante: tra i detriti e i ciottoli, affiorano infatti anche rifiuti abbandonati, lattine e pezzi di metallo che i cercatori diligentemente raccolgono, restituendo al fiume un po' della sua perduta limpidezza.
Ma la ricerca dell’oro non è una novità nel torrente Orco. A custodire la memoria di questa antica pratica era Giovanni Vautero, scomparso nel 2017. Abitante di Feletto, Vautero rappresentava l'ultimo cercatore d'oro professionista della zona. Un'attività, la sua, che si tramandava da generazioni, radicata in una tradizione millenaria che, in Piemonte, risale addirittura all'epoca romana.
Vautero, vincitore di competizioni internazionali e promotore dell'associazione "La via dell'acqua d'oro", si prodigava per trasmettere la sua passione ai più giovani. Narrando storie di carovane giunte in paese per acquistare l'oro, di sveglie all'alba e di pazienti ricerche con la batea, il tradizionale piatto di legno usato per separare le pagliuzze dorate dalla sabbia. Un'eredità preziosa, quella di Vautero, che testimonia un legame profondo tra l’uomo e il sogno ancestrale di trovare la ricchezza sepolta nella natura.
Dopotutto, come affermano con ironia gli stessi cercatori, è più facile trovare dell'oro in queste acque che vincere ad un casinò online. Un parallelismo che d’altronde è inevitabile, visto quante persone lo cercano, per quanto l’oro sia in forma smaterializzata e il setaccio abbia assunto la forma dei siti comparativi.
E anche se la fortuna non dovesse sorridere, il tempo trascorso lungo le rive dell'Orco non sarà sprecato: rimane la soddisfazione di aver contribuito alla salvaguardia di un ambiente prezioso, un tesoro forse più grande dell'oro stesso.
L'Orco e il suo oro: una storia millenaria
La presenza di oro nel torrente Orco è documentata fin dall'antichità. I Romani estraevano il metallo prezioso nella vicina Bessa Biellese e nella Valle del Gorzente, e la tradizione si è perpetuata nei secoli, alimentando speranze e leggende. Esistono infatti alcuni siti internet e forum online che ribadiscono l'abbondanza del metallo nelle acque del torrente, pubblicando foto di pepite rinvenute tra Rivarolo Canavese e Feletto, testimonianze scintillanti che mantengono viva la febbre dell'oro.
Tra i più autorevoli studiosi dell'oro alluvionale, spicca il geologo Giuseppe Pipino, che ha dedicato anni di ricerca al prezioso metallo presente nell'Orco. Il suo museo, migrato in diverse sedi nel corso degli anni, racconta la storia dell'attività estrattiva attraverso una ricca collezione di documenti, carte topografiche, libri, fotografie, campioni d'oro e antichi strumenti di lavoro. Un vero e proprio scrigno del tempo, che svela i segreti di un'attività millenaria e testimonia l'indissolubile legame tra l'uomo e la ricerca dell'oro.
Che le pepite siano abbondanti o meno, il torrente Orco continua ad esercitare un fascino magnetico, soprattutto sui giovani. Trascorrere un fine settimana sulle sue sponde, immersi nella natura e cullati dal mormorio dell'acqua, rappresenta un'esperienza appagante, un'occasione per evadere dalla quotidianità e riscoprire il piacere di una ricerca antica e avventurosa.