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Cronaca | 20 novembre 2024, 15:01

Protesta violenta in carcere: detenuti incendiano lenzuola e rompono plafoniere e videocamere

La segnalazione del Sappe

Protesta violenta in carcere: detenuti incendiano lenzuola e rompono plafoniere e videocamere

Situazione di tensione alla Casa circondariale di Vercelli per la protesta violenta di alcuni detenuti del 3° “E” e del 4° “E” piano detentivo che, durante la fase di chiusura, si sono rifiutati di rientrare nelle celle, protestando per il malfunzionamento dei caloriferi e degli infissi malridotti.

A raccontare i momenti di una protesta poi travalicata, è Vicente Santilli, segretario piemontese del Sappe. «I detenuti, principalmente stranieri, hanno iniziato una protesta rumorosa con battitura dei blindi, incendi di coperte e lenzuola e rottura di plafoniere e telecamere, tavoli e sgabelli. A seguito dell’incendio e della rottura del sistema di illuminazione si innescava un corto circuito che causava un blackout. Altri detenuti hanno messo fuori uso tutte le telecamere e le plafoniere presenti in Sezione, mentre un poliziotto, intervenuto per tentare di stemperare la crescente tensione, veniva affrontato da uno dei ristretti che, con fare minaccioso, gli lanciava un secchio di acqua bollente addosso». 

Il sindacalista denuncia che la situazione si è poi aggravata quando «altri ristretti hanno iniziato a far esplodere varie bombolette e con l’utilizzo di una branda a modi ariete iniziavano a sfondare il muro di cella, creandone un vero e proprio buco che permetteva ai detenuti fuori uscire». Altri hanno provocato un incendio e questo è stato il prologo dell’intervento del personale del reparto che hanno iniziato le operazioni di ripristino dell’ordine e della sicurezza, concluse verso le 23. «Ancora una volta, solo grazie al personale di polizia penitenziaria di Vercelli e dopo ore di alta tensione, si è ripristinato l’ordine e la sicurezza all’interno dell’istituto», conclude Santilli.

Secondo il sindacalista, «Le aggressioni che avvengono quasi ogni giorno ai danni del personale di Polizia che presta servizio nelle varie carceri sono il simbolo di una gestione fallimentare dell'Amministrazione Penitenziaria del Piemonte. Il Sappe denuncia ormai da tempo una situazione insostenibile, ma chi dovrebbe intervenire e tutelare continua a tacere e a restare inerme».

Sulla stessa linea anche il segretario generale del Sappe, Donato Capece: «Quanto avvenuto testimonia che il sistema della sicurezza nelle carceri italiane non è adeguato alle esigenze attuali per cui è necessario intervenire. Chiediamo all’Amministrazione penitenziaria di adottare ogni utile iniziativa affinché i detenuti vengano puniti in maniera esemplare, con l’applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario che prevede particolari restrizioni, per coloro che mettono in crisi l’ordine e la sicurezza degli istituti penitenziari». 

redaz

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