Cronaca - 06 dicembre 2024, 07:03

Non fu un tentato omicidio: «finisce un incubo» per un 25enne

Accusato di aver cercato di uccidere la ex, un giovane, rimasto in cella otto mesi, sconterà il residuo di pena con lavori di pubblica utilità.

Non fu un tentato omicidio. Arrestato lo scorso autunno con l'accusa di cercato di uccidere la fidanzata e di averla rapinata del cellulare per evitare che chiedesse aiuto, un 25 enne è stato condannato a un anno dal Tribunale di Vercelli, che ha riqualificato le accuse in lesioni personali e violenza privata (reato, quest'ultimo, non procedibile per remissione di querela). Nei suoi confronti la Procura aveva chiesto una condanna a cinque anni.

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«Accogliamo con grande favore e soddisfazione la decisione del Tribunale di Vercelli - dice l'avvocato Massimo Mussato che con la collega Lucetta Patriarca ha assistito il 25 enne -. E' di straordinaria importanza che la sentenza abbia accertato che non vi siano stati né tentato omicidio né rapina. Una condanna semplice per lesioni e violenza privata, a una pena residua di 236 ore di lavori di pubblica utilità, a fronte della richiesta di condanna integrale avanzata dal pubblico ministero alla pena di 5 anni di reclusione, rende chiara idea della realtà dei fatti che si è enormemente ridimensionata alla luce del dibattimento».

In sede di discussione, la richiesta di riqualificazione del reato era stata avanzata proprio dagli avvocati del giovane e il collegio, presieduto dalla giudice Enrica Bertolotto, ha ritenuto di accogliere la ricostruzione prospettata dai difensori. Per il 25enne, che lo scorso autunno era stato arrestato e aveva trascorso otto mesi in carcere, il residuo di pena è stato commutato in ore di lavori di pubblica utilità.

La vicenda processuale era nata dalla denuncia presentata dalla giovane: nel corso di un litigio, secondo le accuse, l'ex fidanzato le avrebbe messo un cuscino in faccia, ferendola con un paio di forbici. Lesioni che la ragazza aveva fatto refertare, con prognosi di qualche giorno, prima di recarsi dai Carabinieri. Nel corso del dibattimento, tuttavia, i difensori hanno fatto emergere una ricostruzione alternativa della vicenda, con profili penali di entità decisamente meno gravi.

«Attendiamo ora le motivazioni della sentenza per una valutazione complessiva - conclude Mussato - mentre il nostro giovane assistito può finalmente ritenere chiuso per sempre l’incubo che si è trovato a vivere sotto il profilo giudiziario, con accuse originarie di tanta e tale gravità che forse non è nemmeno riuscito a comprendere».

fr