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Attualità | 14 gennaio 2025, 18:40

Simona Ghisio lascia il Sant'Andrea. «Il ricordo più bello? I miei pazienti»

Vent'anni vissuti in chirurgia. «Da febbraio farò il medico di base a Santhià, Tronzano e Bianzè»

La dottoressa Simona Ghisio

La dottoressa Simona Ghisio

«Ho sempre amato il mio lavoro, del resto quando ero ragazzina sognavo di diventare medico. E così è stato. Per vent'anni ho lavorato all'ospedale Sant'Andrea, vivendo anni belli, con un buon rapporto con tanti colleghi e coi pazienti. Ora ho deciso di cambiare...Non sono l'unica, altri medici prima di me hanno deciso di lasciare la struttura ospedaliera per dedicarsi ad altro».

Così Simona Ghisio, medico chirurgo. Laureata a Torino in chirurgia, si è poi specializzata in chirurgia. Si “fa le ossa” lavorando come medico chirurgo prima a Chivasso e poi a Torino, alle Molinette, ecco Vercelli. Dopo aver superato il concorso (era il 2005, ed il primario di chirurgia era Nanni), Simona Ghisio ha ottenuto l’alta specializzazione in chirurgia laparoscopica, 10 anni fa.
«Mi sono occupata di coloproctologia e senologia», spiega.

E adesso?
«Ho deciso di ricominciare, continuerò a fare il medico, il medico di famiglia».

Un lavoro che richiederà maggiore attenzione per i pazienti, che spesso vogliono solo essere ascoltati.
«Ecco, non voglio appendermi al petto nessuna medaglia, ma con i pazienti ho sempre avuto un ottimo rapporto e mai un problema. Penso sia giusto parlare con loro, rassicurarli. L'ho fatto da chirurgo, lo farò da medico di base a Santhà e Tronzano.»

Quindi farà la pendolare?
«Sì, ma a Tronzano ci sono mia mamma e mia figlia, che fa la veterinaria».

Parliamo ora di Simona Ghisio come donna. Se chiude gli occhi e pensa a qualcosa di piacevole cosa vede?
«Mia figlia Matilde, che mi è sempre stata accanto. Una figlia speciale, un grande dono che mi ha fatto la vita».

E se usciamo dall'ambito familiare, sempre a occhi chiusi cosa vede?
«Il mare, o anche solo un torrente. L'elemento acqua mi ha sempre attratto.»

Poi, cosa mi dice di lei?
«Che amo leggere romanzi, che dipingo, e che amo fare lavori che richiedono manualità.»

Torniamo ai vent'anni vissuti al Sant'Andrea. Quando iniziò?
«Il 10 ottobre del 2005».

Il ricordo più bello di questo ventennio?
«Pazienti che ho operato con grande difficoltà, pazienti patiti, sofferti, a cominciare da mia sorella Sara. Ne cito altri... la mia amica Barbara, Vincenzo, Piero. Persone a cui, poi, sono rimasta legata».

E quando saluterà l'ospedale e il reparto?
«Il 14 febbraio...».

Rimpianti?
«Qualcuno, ma nella vita bisogna guardare avanti».

Remo Bassini

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