Economia - 29 ottobre 2024, 15:45

L’amianto corre e uccide sui binari delle Ferrovie: condanna per INAIL

L’amianto corre e uccide sui binari delle Ferrovie: condanna per INAIL

Il Tribunale di Teramo ha condannato INAIL alla costituzione della rendita per malattia professionale in favore dei familiari per la morte del signor Dionisio Merli, ex macchinista, dovuta all’esposizione ad amianto nelle Ferrovie dello Stato. I benefici consistono nella liquidazione dei ratei arretrati spettanti alla vittima e alla costituzione della rendita in reversibilità in favore della vedova, oltre alle maggiorazioni del Fondo Vittime Amianto e all’assegno funerario, per la somma complessiva di circa 150mila euro. La battaglia degli eredi del Merli continua e si proseguire con un’azione giudiziaria per avere dall’INPS anche le maggiorazioni contributive per esposizione ad amianto e la riliquidazione della pensione INPS di reversibilità. 

La storia lavorativa di Dionisio Merli

Merli, nato a Colonella, in provincia di Teramo, il 16.03.1947 e deceduto in San Benedetto del Tronto il 20.08.2011 all’età di 64 anni, ha lavorato alle dipendenze di RFI S.p.A., dal 20.11.1974 al 08.09.2001, in qualità inizialmente di aiuto macchinista e successivamente di macchinista. Il lavoratore ha svolto le sue attività presso i diversi impianti di RFI. In particolare, dal 28.11.1974 presso il Deposito Locomotive di Alessandria, dal 30.04.1982 presso quello di Ancona, dal 24.03.1983 presso R.L. Pescara e, infine, dal 01.02.1994 presso il Sottocentro P.D.M. S. Benedetto T., successivamente denominato Presidio Condotta S. Benedetto T.

Il lavoratore durante tutto il periodo di lavoro è stato esposto quotidianamente all'asbesto, senza essere stato preventivamente dotato degli adeguati dispositivi di protezione. Non a caso, proprio tra i macchinisti delle Ferrovie dello Stato si riscontrano i casi maggiori di patologie asbesto correlate, come il mesotelioma, tumore al polmone, asbestosi, etc., essendo una delle attività lavorative a maggior rischio di esposizione al cancerogeno killer.  

La diagnosi di adenocarcinoma polmonare è giunta a marzo 2010 per il Sig. Merli. Per questo, già in data 01.11.2010, lo stesso ha presentato domanda all’INAIL per il riconoscimento della malattia professionale, proseguita poi dalla vedova e dalla figlia a seguito del suo decesso, avvenuto in data 20.08.2011. 

L’INAIL ha inizialmente respinto la domanda del lavoratore e, per questo, qualche anno più tardi, nel 2020, i familiari, assistiti dall’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, hanno presentato ricorso innanzi il Giudice del Lavoro del Tribunale di Teramo al fine di ottenere una maggiore tutela dei loro diritti. La richiesta, infatti, consisteva, iure hereditario, nel riconoscimento della rendita per malattia professionale - neoplasia polmonare da esposizione a polveri di amianto; mentre, iure proprio, la relativa rendita in favore della vedova, oltre all’assegno funerario e alle prestazioni aggiuntive del Fondo Vittime Amianto. 

L’amianto in FS: i dati decisivi per la condanna definitiva

L’amianto è stato sempre presente nel settore ferroviario, sin dall’impiego delle locomotive a vapore, nelle guarnizioni e nei rivestimenti. Dalla metà degli anni ’50, era già iniziata la coibentazione con amianto sui nuovi rotabili, allargata in seguito a tutte le 8mila carrozze in circolazione. La pratica fu successivamente interrotta negli anni ’90 con la messa al bando del pericoloso cancerogeno. Purtroppo, la bonifica è stata però completata soltanto all’inizio degli anni 2000. Nella settima edizione del Rapporto ReNaM dell’INAIL, sono stati censiti circa 160 casi di patologie asbesto correlate di eziologia professionale, di cui quasi 70 solamente tra i macchinisti, la medesima mansione svolta da Merli, il quale è stato esposto ad amianto e altri cancerogeni, che hanno agito in sinergia tra loro. I dati epidemiologici rivelano, inoltre, un’alta incidenza di patologie sviluppatosi principalmente nelle regioni al Nord, come Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Questa incidenza è anche dettata dalla presenza delle Officine Grandi Riparazioni, di proprietà delle Ferrovie dello Stato, in città come Torino, Rimini, Verona, Vicenza e altre ancora. 

Dall’istruttoria del processo emerge che tutte le locomotive FS, nel periodo di lavoro del Merli, sia quelle a vapore, sia quelle a diesel e quelle elettriche, oltre alla componentistica, avevano l’involucro esterno e parte delle zone interne spruzzate con amianto della varietà di amosite e crocidolite (amianto blu). Inoltre, il minerale impiegato era allo stato friabile, in grado di proteggere anche dal rischio incendio, ma tuttavia con conseguente rilascio di polveri e fibre del cancerogeno killer. L’ambiente lavorativo della sala macchine dei mezzi di trazione delle FS si caratterizzava, appunto, per la contaminazione di polveri e fibre di amianto. In tal senso, è quindi stata dimostrata l’esposizione morbigena di Merli, in modo diretto, indiretto e per contaminazione dell’ambiente lavorativo. Peraltro, senza tenere in considerazione l’esposizione a cui il lavoratore era sottoposto nel corso delle riparazioni e degli interventi sui locomotori, ovvero nel corso delle attività di manutenzione. Oppure, negli interventi di sopralluogo a cui veniva addetto, anche in occasione delle cosiddette visite ridotte.

Esaminate le prove dell'esposizione all'amianto in sinergia con altri cancerogeni e le perizie del consulente tecnico d'ufficio (CTU), il Tribunale di Teramo ha accolto la richiesta dei ricorrenti, condannando l’ente previdenziale. «L’INAIL continua a negare il riconoscimento del tumore polmonare come malattia asbesto correlata e costringe i familiari dei defunti, a intraprendere l’azione giudiziaria. Il Tribunale di Teramo, all’esito dell’accertamento ha reso giustizia e condannato l’INAIL», così ha dichiarato l’Avv. Ezio Bonanni, legale dei familiari, nonché Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. 

L’epidemia di patologie asbesto correlate dilaga anche tra i militari 

Oltre ai numerosi casi di dipendenti diretti di FS, l’epidemia di patologie asbesto correlate è dilagata anche nel comparto militare delle Forze Armate Italiane. Non solo per coloro che sono stati impiegati in missioni di pace in territorio italiano, ma anche all’estero, ma anche per tutti quei militari che hanno avuto un ruolo nella Prima Guerra Mondiale, nella quale l’utilizzo delle ferrovie statali si è rivelato fondamentale. L’ONA d’altronde svolge un ruolo decisivo anche nella tutela di tutti i comparti delle Forze Armate, per coloro che hanno contratto una patologia asbesto correlata per motivi legati al servizio di difesa della Patria

Il protocollo d’intesa con l’Accademia della Legalità, presidiata dalla Dott.ssa Paola Vegliantei, ha proprio l’obiettivo di garantire una maggiore tutela nei confronti dei nostri uomini in divisa. Decisivo è anche il sostegno degli “amici” e collaboratori della stessa associazione, come il prezioso aiuto prestato da Carlo Calcagni, Colonnello del Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano. Lui, che con la sua stessa storia è un esempio di forza e resilienza contro l’amianto e l’uranio impoverito, che si traduce attraverso il suo stesso motto: “Mai arrendersi”. 

Allo stesso modo, è fondamentale anche il sostegno e l’impegno congiunto all’ONA del Tenente Pasquale Trabucco, Presidente del Comitato Nazionale per il ripristino della festa del 4 novembre. Proprio quest’ultimo, autore della pubblicazione “L’ombra della vittoria. Il fante tradito”, recentemente ha portato avanti il suo impegno, scrivendo delle lettere ai sindaci di Marsala e Trapani, e solo successivamente anche al Presidente della Regione Sicilia Renato Schifani, affinché si adoperassero a restituire il dovuto lustro ai monumenti della storia della nostra Patria, presenti nelle città siciliane.

L’ONA APS continua ad offrire supporto e assistenza alle vittime dell’amianto, nel comparto civile e in quello militare. L’associazione mette a disposizione un servizio continuo di consulenza legale, medica e tecnica a titolo gratuito per valutare i diversi casi, per le vittime e per i loro familiari o eredi, in caso di decesso. Per accedere al servizio è sufficiente contattare il numero verde 800 034 294 oppure compilare il form online sul sito ufficiale. 

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